Lo Zafferano: Storia, Origini e Utilizzi
Lo zafferano (Crocus Sativus L.) è una pianta rustica, che appartiene alla famiglia delle Iridacee, da cui si produce l’omonima spezia, conosciuta fin dai tempi antichi: se ne parla nei miti greci e nella Bibbia.
Apprezzato in cucina, è sempre stato considerato prezioso, tanto da essere simbolo di ricchezza, ma rintracciare le origini della coltivazione dello zafferano non è così semplice.
Questa spezia ha una “storia” lunga secoli. Sono circa 3500 anni che la pianta del Crocus Sativus viene menzionata su libri sacri e libri di medicina tradizionale, ayurvedica.
Per lo più ai giorni nostri occupa un posto di rilievo nella cucina di tutto il mondo e non solo.
Lo zafferano: il suo utilizzo nella storia
Storicamente, questa spezia, era particolarmente importante come pianta colorante tra le popolazioni orientali.
In India, Tibet e Cina, lo zafferano è stato utilizzato per produrre il colore delle vesti per i monaci indù e buddisti. Il colorante naturale, utilizzato anche in piccole quantità, conferisce un colore giallo-arancio, con sfumature rossastre e/o giallastre in base all’applicazione sul tessuto e al suo colore naturale variandone l’intensità.
La crocina è un carotenoide presente nei fiori del genere crocus. Ha un colore rosso intenso ma sciolta in acqua impartisce alla soluzione una colorazione arancione. La crocina è la sostanza responsabile del colore dello zafferano.
Ora è in fase di sviluppo come una fonte alternativa di colorazione naturale in Cina, in quanto, come ben sai, questa spezia ad oggi è la più costosa.
Tra l’India ed il Pakistan è stato introdotto nel lontano 500 dai conquistatori persiani.
Dal XII secolo d.c. nelle valli del Jammu e Kashmir si estendono vallate coltivate a crocus sativus che circondano le tombe di due Santi Sufi venerati come portatori della spezia.
Ad oggi, le preghiere di gratitudine ai due santi vengono recitate durante la stagione della raccolta dello zafferano nel tardo autunno. I santi, infatti, hanno un santuario a cupola d’oro e una tomba a loro dedicata nel villaggio commerciale dello zafferano di Pampore.
Il poeta del Kashmir e Mohammed Yusuf Teng hanno sottolineato che la coltivazione dello zafferano era stata a lungo menzionata in epici indù kashmiri tantrici in passato.
Tra medicina tradizionale e ayurvedica
Cleopatra utilizzava un quarto di tazza di zafferano nei suoi bagni caldi, apprezzando le sue proprietà coloranti e cosmetiche.
Era un rito per lei fare questi bagni prima degli incontri con gli uomini, credendo che il suo utilizzo avrebbe reso l’amore ancora più piacevole.
Sempre in Egitto i guaritori l’usavano come trattamento per tutte le varietà di disturbi gastrointestinali.
In epoca greco-romana lo zafferano era ampiamente commerciato in tutto il Mediterraneo dai Fenici.
Gli antichi Greci e Romani l’utilizzavano come profumo o deodorante e lo spargevano sui loro spazi pubblici: sale reali, corti e anfiteatri come un pot-pourri, mescolavano i fili di zafferano nei loro vini e lo offrivano alle loro divinità.
Nell’antica Grecia, in particolare, i filamenti dello zafferano rappresentavano il legame amoroso, riconducendo tale simbologia, alla storia del giovane Krokos, un umano innamorato della ninfa Smilax.
Questo amore destinato a finire, a causa della differente natura dei due innamorati, troppo spesso fu messo a dura prova dagli dei che si divertivano a farli litigare fino a spingere il giovane Krokos a suicidarsi e conducendo alla pazzia per il dolore la ninfa.
Mossi a pietà gli dei, trasformarono la ninfa nella pianta nota ai botanici come Smilax Aspera o edera Spinosa, una pianta nota per le foglie a forma di cuore e dai rami leggeri e flessibili ma completamente ricoperti di spine, simbolo del tenace ma esasperato amore. Il giovane Krokos venne trasformato nel fiore che ad oggi porta il suo nome.
I suoi fiori sono viola proprio per rappresentare il suo amore arrogante e presuntuoso per una creatura superiore a lui ma il suo cuore ha il caldo colore del sole proprio come il sentimento che lo ha portato al suicidio.
Ecco perché Greci prima e Romani poi, riponevano questo fiore sulla tomba degli amanti morti in nome di questo nobile sentimento.
Nei più famosi riti religiosi segreti praticati nell’antica grecia , conosciuti con il nome di Riti o Misteri Eleusini, i sacerdoti erano chiamati Krokonidai ed erano i responsabili della preparazione di una speciale tintura, detta “crocina”, un antiossidante naturale, utilizzato principalmente per contrastare le malattie neuro-degenerative da una parte e dall’altra come filtro d’amore.
Il Crocus è un fiore sacro, collegato alla dea Artemide e a Demetra e, sempre parlando della filosofia della Grecia antica, Imeneo, figlio di Apollo e di una ninfa, è considerato il protettore del matrimonio viene iconograficamente rappresentato avvolto in un mantello color giallo zafferano; per cui lo stesso fiore rappresenta il buon augurio ai novelli sposi, soprattutto quando le corolle vengono poste sopra il talamo nuziale.
Sempre secondo la mitologia greca, lo zafferano, utilizzato dal dio Ermes, è un potente afrodisiaco capace di risvegliare e potenziare il desiderio e l’energia sessuale.
Tale credenza popolare, viene oggi confermata scientificamente dalla medicina ufficiale che attribuisce allo zafferano, la capacità stimolante sulle ghiandole surrenali allo scopo di accelerare la produzione di ormoni quale acth, adrenalina e cortisone, attivi nella sfera sessuale.
In India, è usato prevalentemente nella medicina ayurvedica.
Vari libri menzionano lo zafferano per le sue proprietà descrivendone la forza medicinale.
Le proprietà curative della spezia sono innumerevoli, principalmente aiuta la prevenzione e la cura dei crampi muscolari e dei problemi alle vie respiratorie.
Per gli antichi Mediterranei, lo zafferano raccolto intorno alla città costiera Cilicia di Soli era di alto valore, in particolare per l’uso in profumi e unguenti.
Lo zafferano nella letteratura e nella religione
Il croco di zafferano è il krakom indicato nella Bibbia nel Cantico dei Cantici di Salomone.
È krokus negli scritti di diversi autori greci come Ippocrate, Sofocle e Omero. Ovidio, Virgilio e altri poeti romani hanno anche reso lo zafferano un soggetto nelle loro poesie.
Il famoso poeta iraniano Ferdowi ha citato nelle sue poesie l’uso dello zafferano nelle celebrazioni trionfali.
Teofrasto, filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, lo chiamava KROKE che significa filamento, riferendosi ai lunghi stammi di colore giallo-arancio che caratterizzano il fiore.
Etimologia: da dove deriva la parola zafferano?
La parola araba za’farān si pensa sia derivata dell’aggettivo arabo asfar, che significa “giallo” ed è molto simile alla parola persiana za’ferân che diede origine alla parola francese antico “safran”, da cui emerse la parola latina “safranum”.
La parola inglese “saffron” deriva dal latino “safranum” da cui ha origine la parola spagnola “azafrán” e la parola italiana “zafferano”.
Altri termini per lo zafferano in varie lingue sono:
- “azupiranu”(accadico),
- ‘azafrán’ (galiziano),
- “azafrai” (basco),
- “saffran” (tedesco),
- “szafran” (polacco),
- “shafran” (russo ),
- “kesar” o “zafran” (India),
- “hong hua” (Cina),
- “zaferen” (turco),
- “saframi” (finlandese),
- “sáfrány” (ungherese),
- “safrána” (lettone),
- “safranu” (rumeno),
- “safárum” (malese),
- “khekhrum” (armeno),
- “kurkum” (farsi)
- “safrà”(catalano).
La somiglianza di questi termini rivela il viaggio globale che la famosa spezia ha preso nel tempo e nello spazio.
Egiziani, romani, arabi, europei e asiatici si impegnavano in questo commercio, e così sappiamo come lo zafferano sia stato ampiamente diffuso in questi tempi: dal commercio e dal contrabbando.
Prossimamente parleremo dello zafferano da un punto di vista strettamente olistico.
A presto.