Piante Carnivore: Quali Sono e Come Prendersene Cura
Non capisco il perché ma spesso, quando si parla di piante da appartamento il discorso finisce sempre sulle piante carnivore.
Eppure abbiamo una vasta scelte di piante da appartamento per abbellire qualsiasi angolo di casa.
Pensa solo alla vasta gamma di fiori come l’orchidea o le rose, che volendo possono crescere benissimo dentro casa o ai bonsai o alle tantissime piante grasse di vario genere, colore e tipo.
Le carnivore attirano sempre la curiosità e sono in tanti che si chiedono, attratti dai documentari visti in TV, se tutto quello che si dice sul loro conto sia vero.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Le piante carnivore: queste “s”conosiute
Le insettivore, come erano chiamate prima che Francis Ernest Lloyd nel 1942 le ribattezzò con il nome che oggi conosciamo, non sono altro che piante erbacee che si nutrono di insetti e solo in rari casi di piccoli e piccolissimi animali, quindi dimentichiamoci di tutti gli aspetti macabri legati ai film da cinema e alle serie televisive o alla legenda delle “Mangia uomini”.
La natura, si sa, è ricca di sorprese e ogni essere sulla faccia della terra deve assolvere a due compiti ben precisi se vuole garantire alla sua specie di non estinguersi:
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sopravvivenza
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riproduzione
e questo vale, sia che si tratti di un animale o che se si tratti di un vegetale.
Le carnivore crescono in habitat naturali impervi come ambienti rocciosi, paludi e torbe.
In questi ambienti il suolo ha una forte acidità tale da non permetter alle piante di ricavare nutrienti fondamentali come l’azoto, in quanto i microrganismi che trasformano questi elementi sono poco presenti.
In queste situazioni, dove l’ambiente/ecosistema è compromesso, le piante hanno dovuto ingegnarsi e trovare un modo per vivere, come ci ricorda lo stesso Darwin, padre della teoria evoluzionistica, che nel 1875 scrisse un compendio su questa specie vegetale.
Ecco spiegato, dunque, il motivo per il quale le piante carnivore “mangiano” gli insetti e piccoli animali: si assicurano così gli elementi necessari per la loro sopravvivenza.
Tante specie di piante carnivore differenti
Ad oggi sono state classificate in tutto il mondo circa 600 specie di piante che possiedono meccanismi atti ad intrappolare le sfortunate prede che vi capitino per essere ingerite.
Questi meccanismi possono essere attivi o passivi in base alla partecipazione della pianta all’azione di cattura della preda.
Fondamentalmente in botanica questi meccanismi intrappolanti vengono distinti in:
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ascidio
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adesivi
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scatto
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tagliola
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aspirazione
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nassa
Mentre
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le trappole adesive, dove la pianta secerne una mucillagine collosa per immobilizzare la preda
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le trappole a scatto e a tagliola, in cui la pianta immobilizza la preda con un rapido movimento delle sue parti preposte, solitamente situate alle estremità
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le trappole ad aspirazione, in cui la preda viene risucchiata
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le trappole ad ascidio in cui la preda viene intrappolata in foglie a forma di caraffa per poi essere digerita
sono conosciute, quella meno nota , a nostro avviso, è la trappola a nassa, tipica della Genlisea.
Queste piante acquatiche, oltre a testimoniare che la natura fa sempre il suo corso sia in terra che in mare, hanno sviluppato lo stesso meccanismo delle nasse che utilizzavano i nostri antenati per pescare (che hanno sicuramente preso spunto dalla natura per realizzarle).
Le Genlisee si nutrono prevalentemente di protozoi acquatici e, nel corso della loro evoluzione, hanno escogitato un sistema di cattura dal quale è impossibile uscire.
Attraverso delle foglie a Y il protozoo viene condotto fino all’apparato digerente della pianta e, per via della conformazione delle foglie, il percorso ha una sola via e finisce sempre nello stesso identico modo.
Le piante carnivore giganti
Le carnivore giganti possono raggiungere, come nel caso delle Nepente, pianta del Sud Est Asiatico, svariate decine di metri essendo delle rampicanti.
Le giganti di questa specie possono nutrirsi sia di insetti che di anfibi, roditori ed uccelli di piccola taglia, ma sovente questo accade solo ed esclusivamente con prede in fin di vita che non hanno più la forza per combattere.
In natura le trappole dei vegetali più grandi che conosciamo appartengono alla specie Nepenthes Rajah, funzionano ad ascidio e non sono mai più lunghe di 35 cm e più larghe di 18 cm, quindi l’uomo non teme nulla.
Da notare che le carnivore, grandi o piccole che esse siano, non sono affatto, come si potrebbe pensare, all’apice della catena vegetale.
Basterebbe, in effetti, un piccolo cambiamento climatico che rendesse possibile la sopravvivenza di altre piante e queste piante sparirebbero venendo sostituite.
Le piante carnivore più commercializzate
La Dionaea muscipula, comunemente nota semplicemente come Dionea o Venere Acchiappamosche, è probabilmente la pianta carnivora più commercializzata al mondo e, forse la più conosciuta e la più spettacolare (cosa affermata non certamente solo da noi ma da Darwin in persona).
Le foglie in cui sono collocate le trappole a scatto visivamente ricordano delle bocche aperte e, a completare l’opera, nelle loro estremità sono sempre presenti degli aculei che ricordano molto i denti degli animali.
La Dionea è una pianta carnivora attiva in grado di catturare la preda “in un batter di ciglia” tanto che il suo movimento di cattura va visto a rallentatore per essere apprezzato nella sua totalità e destrezza.
Questa pianta proviene direttamente dalle praterie sabbiose dalla Carolina (Stati Uniti) e non dall’Asia come comunemente si pensa.
Se è difficile trovare Dionee in giro in natura in Italia, non lo è affatto quando parliamo della Rugiada di Sole.
La Drosera rotundifolia meglio conosciuta come Rosolida è una pianta molto diffusa in tutti i continenti.
Questa pianta secerne delle secrezioni viscose, che ricordano appunto la rugiada mattutina, con cui attira a se gli insetti che posandosi restano incollati. Curioso il lento movimento con cui la pianta, con tutto il tempo del mondo, muove le foglie tentacolari imprigionando la preda per ingerirla.
Merita di essere menzionata anche la più che comune Sarracenia che con i suoi ascidi può raggiugere e superare il metro di altezza.
Per questa pianta, anch’essa originaria della Carlolina come la Dionea, esistono in commercio vari esemplari ibridi dai tanti colori.
Tra le specie più note e richieste la Sarracenia X Catesbaei nata dall’ibridazione della Sarracenia Flava e la Sarracenia Purpurea.
Anche le piante carnivore acquatiche sono molto diffuse e ricercate.
Tra queste, forse la più diffusa (e sempre più rara) è la Aldrovanda vesiculosa che possiamo anche trovare in Italia.
Questa pianta cresce spontaneamente in ben 4 continenti (Europa, Africa, Asia ed Australia) ma il numero degli esemplari risulta in sensibile calo, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici.
La Dionaea acquatica, com’è anche chiamata questa pianta, vive galleggiando sui laghi e come la Dionea ha delle trappole a scatto che si chiudono quando l’insetto arriva nei suoi paraggi.
Cura delle piante carnivore da interno
Prendersi cura delle piante carnivore da interno è semplice e se si conosce la provenienza e la storia del vegetale, si può facilmente riprodurre l’ambiente più adatto alla sua sopravvivenza.
Innanzitutto sappiamo che le insettivore hanno imparato a sopravvivere anche senza i microrganismi del terreno quindi non hanno assetti radicali molto sviluppati.
Basterà, per questo motivo, prendere dei vasi e dei sottovasi di piccole dimensioni.
Sappiamo poi, conoscendo la loro storia, che in natura crescono e si sviluppano in ambienti con terreno pressoché acidi, quindi assicuriamoci che la torba che utilizzeremo abbia quanto meno della perlite di quarzo al suo interno priva di sale possibilmente.
Come per i fiori delle piante grasse mai annaffiare le carnivore direttamente dove sono collocate le trappole e, in generale, mai annaffiarle dall’alto.
L’acqua ha un’importanza cruciale per queste piante, in particolar modo per la Dionea.
Spesso si commette l’errore di annaffiare la pianta direttamente con acqua del rubinetto o acqua in bottiglia facendole morire. L’acqua per queste piante deve essere pura. Utilizzare quindi solo acque distillate e osmotizzate o in alternativa acqua piovana.
Quasi tutte le carnivore hanno bisogno di luce e sole, assicurargli un riparo dove batta luce diretta ma poco ventoso.
Il terreno del substrato deve essere umido ma mai inzuppato ed è bene, se non si sa quanta acqua dare alla pianta, non eccedere e giocare molto con i sottovasi.
Ricordiamoci, poi, che queste piante hanno bisogno di nutrirsi da sole e che possono certamente vivere bene anche in ambienti chiusi purché l’habitat sia quanto più simile possibile a quello che troverebbero in natura.
Inutile, quindi, mettere una Dionea in casa se abbiamo zanzariere su tutte le finestre, la pianta deve comportarsi come in natura.
Ricordiamoci, infine, che le piante carnivore, come tutte le piante, sono esseri viventi e vanno rispettate e che ogni pianta è differente dall’altra. Informiamoci se ci sono dei dubbi.
Alla prossima!
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